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Oltre l'Orizzonte

Associazione per la promozione del benessere psichico

"È grave essere diversi?"
"È grave sforzarsi di essere uguali: provoca nevrosi, psicosi, paranoie. È grave voler essere uguali, perché questo significa forzare la natura, significa andare contro le leggi di Dio che, in tutti i boschi e le foreste del mondo non ha creato una sola foglia identica a un'altra."
- Paulo Coelho, Veronica decide di Morire -

L’associazione "Oltre l’Orizzonte – per la promozione del benessere psichico" è nata il 29 luglio 1999. Il nome e il logo rappresentano il salto culturale auspicato per galoppare oltre la paura, l'indifferenza, l'ignoranza e la ghettizzazione verso il riconoscimento dei diritti di piena cittadinanza delle persone affette da disturbi psichici e per la loro inclusione sociale. L'associazione è composta da persone con disagio psichico, da familiari e da simpatizzanti che desiderano recuperare il valore genuino dei rapporti interpersonali.

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Relazione sul progetto Pistoia, ti ascolto!

Pubblicato il 27 Ottobre 2021

A fronte di 58 richieste di contatto, avvenute tramite telefonata diretta, email o tramite social networks, le persone con cui vi sono stati incontri o contatti successivi al primo sono state 24.

L’ età media è di 36 anni. Un considerevole numero di richieste é provenuta da ragazzi o giovani adulti. La maggioranza di sesso femminile.

La tipologia di problematiche riportate sono state per la maggior parte inerenti l 'ambito psichico o familiare,in linea con l’ utenza a cui il progetto e la relativa comunicazione pubblicitaria era rivolto. Spesso in risposta a situazioni divenute insostenibili senza un sostegno esterno, quindi legate a un momento di emergenza.

Si è cercato di garantire ad ogni persona un collegamento alle possibili alternative per proseguire nella presain carico della propria problematica, con attenzione alla unicità e specificità di ogni situazione.

Per la maggior parte si tratta di persone motivate e consapevoli di dover affrontare certi aspetti della propria vita o una situazione divenuta problematica, ma limitati nel chiedere un aiuto da una mancata informazione o da una carenza di aiuto a livello familiare o sociale, che non favorisce l' ascolto dei bisogni.

L’ aver avuto un iniziale sostegno e un rinforzo a proseguire in un percorso di cura di sé si ritiene abbia avuto una positiva influenza su queste persone. L’ utenza più giovane , in particolare, ha mostrato nella maggior parte delle volte di trarre giovamento dal poter parlare apertamente della situazione o del malessere riportatoe nella lettura di esso in una prospettiva costruttiva e volta alla prevenzione di una cronicizzazione o evoluzione del malessere.

Il breve periodo di sperimentazione ha quindi permesso di raccogliere un campione relativo al genere di aiuto richiesto che, seppur piccolo, fornisce una informazione su quelli che possono essere i bisogni più frequenti in questo momento e i motivi per cui si fatica a chiedere aiuto ai servizi dedicati alla salute mentale.

Si ritiene possa essere utile proseguire questa azione anche per permettere alla associazione di modulare nel modo più adeguato le modalità per accogliere i bisogni evidenziati e fornire una risposta ad essi.

Serena Petrocelli

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"Pistoia ti ascolto"

Pubblicato il 20 Ottobre 2021

Resoconto della campagna. Guarda il video e condividilo sui social! Il tuo aiuto è prezioso. Grazie!

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Ascoltare e condividere

Pubblicato il 20 Ottobre 2021

In questa nuova puntata di Pistoia (h)a voce, Elena Trallori e Silvia Giovannelli dialogano con Kira Pellegrini, presidente dell’associazione di volontariato Oltre l’Orizzonte. Kira mostra gli obiettivi dell’associazione come il punto di incontro per costruire il futuro delle persone affette da disturbi psichici, per creare una società di inclusione, in cui nessuno viene lasciato indietro. Un’occasione per parlare dell’importanza dell’ascolto e della condivisione.

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La cura nella Salute Mentale come valorizzazione della persona e difesa della democrazia

Pubblicato il 18 Luglio 2021

La cura del dolore nel campo della Salute Mentale pubblica è in crisi. Il dominio del modello biomedico l’ha inaridita. L’approccio puramente farmacologico alla “sofferenza mentale” e, tendenzialmente, a tutte le problematiche esistenziali, appiattisce sulla biologia i nostri desideri, sentimenti, pensieri e azioni, facendo leva su un obsoleto determinismo naturalistico. Esso ha creduto di potersi accreditare scientificamente a forza di “evidenze”, costruite a sua immagine e somiglianza, ma l’aver perso di vista l’esperienza soggettiva l’ha condotto a risultati deludenti. Ci sono state tante ricerche, investite grandi risorse finanziarie, sono stati pubblicati molti articoli, ma non sono stati ridotti i suicidi, i ricoveri e non sono stati migliorati gli esiti di guarigione delle persone con problemi di salute mentale.

Il modello biomedico ha trovato sostegno nei media, nell’insegnamento universitario, in gran parte dei servizi di Salute Mentale e ha contagiato settori della psicologia. Si è capovolta progressivamente la prospettiva, faticosamente conquistata, dell’umanizzazione della cura psichiatrica e si è registrato un ritorno prepotente alla logica dell’“istituzione totale” rivisitata: la reclusione delle persone sofferenti in esistenze diagnostiche costruite in funzione di trattamenti farmacologici disinvolti. Le ricerche scientifiche che mostrano l’uso eccessivo, inappropriato dei farmaci, che soffoca insieme ai sintomi anche la persona, e indicano la possibilità concreta di un loro uso pensato, accurato, sono ignorate.

La psichiatria dissociata dalla psicoanalisi/psicologia dinamica, dalla pratica psicoterapeutica, dalla fenomenologia, dalla psichiatria sociale e relazionale si è impoverita e rischia di ridursi in mestiere tecnico di contenimento/sedazione delle emozioni, fatto da psichiatri che pensano e agiscono secondo algoritmi. La relazione terapeutica si è chiusa nel rapporto assistenziale a senso unico tra curanti e curati, invece di costituirsi nell’ambito della reciprocità, dello scambio affettivo e mentale tra pari. L’attuale stato delle cose favorisce la spersonalizzazione dei vissuti sia degli operatori sia delle persone sofferenti. E tende a creare un clima depressivo, emotivamente povero, negli spazi della cura. La riforma Basaglia, che ha ridato dignità di cittadinanza e diritto alla soggettivazione della propria vita al “paziente psichiatrico” (sino ad allora non considerato entità giuridica e politica), è sotto attacco, nonostante le dimostrazioni di qualità provenienti da quei servizi che ne hanno applicato lo spirito in modo innovativo. È tempo che tutte le forze riformatrici che considerano il pensiero e la prassi della cura psichica pubblica come strumenti critici di costruzione solidale e democratica della vita cittadina si uniscano per opporsi alla controriforma in atto. Per costruire un approccio al dolore psichico fondato sul dialogo tra saperi che si confrontano tra di loro in modo paritario.

Lavorare insieme, unire saperi ed esperienze in un approccio multidisciplinare, ha rappresentato, nei momenti migliori, l’elemento portante dei dispositivi di cura. Questa eredità tradita deve essere recuperata.
A partire dalla valorizzazione del lavoro dell’équipe territoriale, fulcro dell’intero sistema della Salute Mentale e luogo in cui integrano tra di loro i diversi approcci alla cura:

  • -  Il trattamento farmacologico mirato e critico, coadiuvato da un lavoro paziente di sostegno relazionale e di accoglienza umana del dolore, che è funzionale al contenimento dell’angoscia acuta, invasiva, e della depressione.
  • -  La cura, ispirata alla teoria e alla clinica psicoanalitica/psicodinamica (nelle sue varie forme: individuale, di gruppo, di coppia, di famiglia) e ai principi fenomenologici, che promuove il lavoro di trasformazione psichica necessario al ritorno in gioco della soggettività desiderante.
  • -  La terapia delle relazioni, che usa principi sistemico-familiari e cognitivo-dialogici.
  • -  Il lavoro di integrazione socio-culturale nella comunità in cui si vive, che richiede una competenza specifica delle dinamiche psichiche e sociali della collettività, una grande sensibilità umana e una collaborazione costante con le istituzioni e con gli ambienti della cultura umanistica, della letteratura, del teatro, del cinema, dell’arte. Questi ambienti hanno una funzione preziosa nella costruzione della comunità, nella configurazione delle reti

condivise di significazione dell’esperienza che creano un senso di identità aperto alla

differenza, all’alterità, non chiuso in sé stesso.

  • -  Il lavoro di prevenzione, basato sulle diagnosi precoci, sulla valorizzazione dell’interventopsicopedagogico e della psicoterapia nei bambini e negli adolescenti, sull’individuazione di realtà familiari fragili, sugli interventi di sostegno in ambienti sociali vulnerabili colpiti da fenomeni di degrado, nelle scuole, nei luoghi di lavoro, negli ospedali.
  • -  La partecipazioni attiva e organizzata degli utenti con problemi di salute mentale che portano il contributo della loro soggettività al processo di cura.
  • -  Il superamento delle pratiche coercitive e violente attraverso la critica costante e la promozione di pratiche alternative in tutti i contesti di cura.Il buon funzionamento dell’équipe ha un suo indispensabile complemento in un rigoroso lavoro epidemiologico e di ricerca clinica che affida la verifica del lavoro svolto soprattutto a criteri di qualità: lo sviluppo dei legami affettivi, della creatività e della libertà di espressione personale. L’équipe richiede una buona formazione di partenza in tutte le sue componenti. Essa non è, tuttavia, la somma delle competenze che la compongono, non è un’attività poli-ambulatoriale. Non si identifica con una sede ma la sua funzione si diffonde nel territorio e eccede la sua composizione in due sensi. Da una parte include nel suo lavoro il gruppo dei pazienti, i loro familiari, le forze culturali e sociali con cui interloquisce; dall’altra amalgama tra di loro le diverse prospettive che ospita nel suo interno creando una prospettiva unitaria, un lavoro di cura coerente. L’équipe è luogo di formazione e di ricerca permanente, il luogo in cui la terapia della sofferenza grave, invasiva, si configura attraverso l’esperienza in modo autentico, vero.La cura psichica non è un’applicazione di principi tecnici ai quali le persone sofferenti devono aderire, in una falsificazione reciproca di rapporti. È una prassi, un prattein nel senso nobile del termine che gli ha assegnato Aristotele: l’agire che ha come suo oggetto la vita dell’uomo. La prassi della cura psichica è un lavoro che segue principi scientifici, ma prende forma nell’ambito di relazioni personali, non anonime, come sapere artigianale che riconosce in ogni storia di sofferenza la sua particolarità, in ogni esistenza sofferente la sua trama originale. L’umanizzazione della cura non perde mai di vista gli strumenti farmacologici o i dispositivi relazionali che contengono l’angoscia. La cura, tuttavia, è nella sua essenza un prendersi cura della relazione con le persone che soffrono. Essa è, al tempo stesso, mezzo e fine, affermazione della soggettività.

    È fuorviante e profondamente dannoso per la salute psichica dell’intera comunità che la cura della sofferenza grave sia orientata e definita da coloro che lavorano in laboratorio, sulla base di schemi diagnostici “obiettivi” prodotti da una compulsione tassonomica che nulla aggiunge al sapere prognostico, senza entrare mai in contatto con le persone sofferenti, senza conoscere i loro desideri, le loro emozioni, i loro pensieri travagliati, senza sentire il loro respiro, senza incrociare il loro sguardo. Le espressioni bizzarre, tormentate, incoerenti di una psiche lacerata se da una parte sono manifestazione di una sottostante angoscia destrutturante, che deve pur trovare tregua, sollievo, dall’altra sono l’unica forma con cui la persona sofferente si tiene viva e comunicante. La loro soppressione attraverso un abuso di cure farmacologiche, fa rientrare dalla finestra ciò che si pensava essere stato accompagnato alla porta: la logica manicomiale, la cancellazione violenta di identità, di esistenze umane.

    L’approccio puramente quantitativo alla terapia del dolore psichico - la sua sedazione che mira soprattutto a renderla invisibile - ha portato allo sviluppo di un dolore sordo che svuota il senso dell’esistenza, diffondendosi ben al di là dei confini della sofferenza “psichiatrica” conclamata. Le soluzioni anestetiche non riguardano solo coloro che patiscono una sofferenza psichica grave, ma affliggono chiunque nelle varie fasi della sua vita incontri difficoltà, incertezze, vacillamenti, crisi esistenziali. Persone giovani o adulte che hanno un’alta probabilità di essere ridotte a un’etichetta diagnostica con cui saranno portate ad identificarsi e con cui saranno identificate.

    Il progetto mistificante di una società senza dolore che passivizza i cittadini, sia deprimendoli sia spingendoli verso la scarica impulsiva/compulsiva delle loro emozioni, ha creato storicamente un

terreno favorevole al totalitarismo. Ribellarsi all’equiparazione tra la persona e la sua biologia è una questione di civiltà. Contrastare la standardizzazione, l’omologazione dei comportamenti e la sottomissione della nostra concezione della vita al tecnicismo dilagante, è affermare la democrazia

Angelo Barbato Istituto Mario Negri Milano
Antonello D’Elia Presidente di Psichiatria Democratica
Pierluigi Politi Ordinario di Psichiatria Università di Pavia
Fabrizio Starace Presidente Società Italiana di Epidemiologia Psichiatrica Sarantis Thanopulos Presidente della Società Psicoanalitica Italiana

PDF: Manifesto Salute Mentale

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Attività e COVID-19

Pubblicato il 28 Maggio 2020

A causa del covid-19 l'associazione Oltre l'Orizzonte ha dovuto sospendere l'attività di socializzazione "I ragazzi del venerdì" con i relativi progetti ma sono ricominciati gli incontri individuali. Ribadiamo che ai soci e ai frequentatori del venerdì l'associazione offre da 1 a tre incontri gratuiti con la psicoterapeuta Serena Petrocelli. La presidente Kira Pellegrini riceverà su appuntamento i soci e chiunque cerchi informazioni o abbia quesiti da porre riguardo ai servizi per la salute mentale. Contattare via email a o per cellulare.

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Appunti per Ricominciamo: Conferenza Salute mentale - 30 maggio 2020

Pubblicato il 28 Maggio 2020

Appunti per Ricominciamo: Conferenza Salute mentale - 30 maggio 2020

Criticità: Cronicizzazione nei servizi per la salute mentale. Devono essere esplicitamente e fattivamente trasformati per promuovere l'emancipazione delle persone, escludendo ogni forma di paternalismo che caratterizza l'impostazione attuale.

Attenzione alla eccessiva prescrizione degli psicofarmaci e ai loro effetti collaterali.

A livello nazionale:

Aggiornamento di vecchie leggi. Rivedere tutte le leggi che trattano la disabilità psichica in tutti i campi

Esempio:

Il lavoro:

  1. la L.68/99 art. 9 comma 4 esclude i disabili psichici dalla selezione numerica e di fatto vieta loro di partecipare ai concorsi pubblici (incostituzionale?)
  2. Limiti diversi per essere esenti da tassazione: circa euro 7000 per disoccupati, 4500 per disabili con disabilità fino al 99% e 14000 per disabili con il 100% di invalidità: se non hanno mai lavorato i disabili non sono come i disoccupati? Comunque è necessario alzare il limite di reddito

L'amministrazione di sostegno: la legge per favorire l'autonomia è diventata uno strumento per prevaricare la persona e escluderla dal proprio progetto di vita.

La privacy: nella pratica quotidiana è usata per escludere familiari e per non fare corretta informazione sui farmaci, favorisce l'impostazione paternalistica

A livello regionale: Manca la visione d'insieme. Necessari accordi più stringenti nella conferenza stato-regioni: Potenziare il numero degli psicologi, favorire i percorsi di autonomia (abitare, lavoro ), limitando la possibilità di ricorso a strutture cronicizzanti, costruzione di reti territoriali per l'inclusione sociale, costruire spazi per la socializzazione, l'auto-aiuto).

Rivedere i criteri per la verifica dei servizi che attualmente sono quasi esclusivamente sanitari. Collegamento università-territorio con tirocini e stage. Formazione degli operatori: impostazione dei servizi basata sull'empowerment, lavoro in equipe e verifica di efficacia.

(caratteri 1988)

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“Musica…insieme” alla Associazione Otre l’Orizzonte

Pubblicato il 7 Dicembre 2019

Quest’anno alla Associazione Oltre l’Orizzonte si è parlato di musica.

Dopo il progetto Radici, un percorso condiviso per ritrovare e RI-costruire talenti e risorse, portato a termine nel 2018, i ragazzi all’unanimità hanno scelto di “lavorare” sulla musica e soprattutto sulla canzone. Così è nato “A ciascuno la sua canzone. Un viaggio dentro le canzoni per ritrovarsi, raccontarsi, condividere” un progetto che in apparenza poteva sembrare leggero, allegro ma che via via che procedeva si è rivelato profondamente coinvolgente. Si trattava di scegliere la canzone del cuore, ascoltarla, cantarla condividerla con gli altri compagni. Ma di certo non finiva lì perché ai ragazzi, nel percorso di scrittura condotto da Rita Gualtierotti veniva chiesto di scrivere le loro emozioni e soprattutto raccontare il legame con la canzone prescelta, “come nel percorso precedente, ho curato l’ascolto delle canzoni ed il momento successivo quello della scrittura per fermare emozioni, riflessioni, ricordi, sogni. I ragazzi hanno partecipato a questa fase del percorso con serietà e con intensità, hanno trovato dentro di sé le parole per raccontarsi e fare svelamento di emozioni anche molto intime che hanno sempre condiviso con il gruppo.”

Ma il progetto è stato anche un percorso dentro la profondità della musica grazie a Sascha Papini per il quale la musica prima di tutto è Libertà di essere. “La dimensione del disagio, l'aspetto riabilitativo, non dovevano invadere questo spazio. Avremmo ascoltato canzoni, parlato di gruppi e musicisti, di cosa avesse rappresentato la musica per noi e di cosa ci trasmetteva ancor oggi. Non per i nostri disagi o per i percorsi riabilitativi a cui giornalmente alcuni di noi si sottopongono. Lo avremmo fatto in quanto esseri umani.”

Questo viaggio ha avuto anche altri passeggeri: autorevoli musicisti che hanno raccontato di sé e del loro approccio alla musica che nel tempo si è trasformata in vera e propria passione. Così Lavinia Cioli che ama la poesia quasi come il pianoforte, con il suo salterio ci ha regalato atmosfere classiche, così Emiliano degli Innocenti con la sua chitarra e soprattutto la sua voce ci ha introdotto nella atmosfera del blues e soul. E poi Paride Fidati per il quale la musica è una compagna indispensabile che lo aiuta a superare le sue problematiche, ci ha regalato note di rock/metal che ama in modo viscerale in tutte le sue sfaccettature. E dunque con questi passeggeri il progetto partito in sordina si è trasformato in un viaggio grande, corposo, pieno di sensazioni e di umanità che ha condotto il gruppo ad un traguardo insolito. Quello di costruire la propria canzone. Così, grazie al supporto indispensabile di Sascha è nata “Dietro le note…frammenti di vita”. “Un pezzo, come dice Sascha, “un po' leggero (ma certo non banale), un po' malinconico, composto (un po' come si fa coi dolci), amalgamando le frasi estrapolate dai pensieri di ognuno che poi si sono fusi in qualcosa di coerente e unico. Lo stesso titolo è opera dell’intero gruppo che si è attivato come un unico cervello”.

E dunque il 13 dicembre prossimo (ore 16,00 Sala soci Coop viale Adua Pistoia) arriveremo alla fine di questo viaggio “un pomeriggio, come dice Kira Pellegrini, presidente della Associazione Oltre l’Orizzonte, davvero in punta di note. Con i ragazzi protagonisti con la loro canzone, ma poi anche con le note degli amici musicisti. Un pomeriggio in profonda, allegra leggerezza a cui hanno dato la loro adesione anche Anna Maria Celesti, presidente della società della salute, Maurizio Miceli, direttore UFCMA Pistoia e Alessio Poli presidente Far.com che ha sponsorizzato il progetto e che l’Associazione ringrazia.” Il progetto infine, è diventato anche un libro che ne racconta le tappe. “Un libro, come afferma l’autrice Silvana Agostini, esso stesso un viaggio nel tempo costruito intorno alle quindici canzoni scelte dai Ragazzi. Ma nel libro oltre che di musica si parla anche di silenzio. Si parla di canzoni, si parla di evoluzione dell’ascolto (grazie ad Alberto Bigagli che ci ha regalato la sua esperienza); infine si parla di musicisti che raccontano come la musica già dentro di loro, è riuscita ad emergere ed essere di NOI. Questo nuovo impegno è un altro omaggio ai Ragazzi del Venerdì che, dopo due anni di frequentazioni, sono diventati parte di me. E allora mettere le mie capacità a loro disposizione è sempre un grandissimo onore nonché un grandissimo piacere.”

 

Articolo di Silvana Agostini

28 settembre 2019

 

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Relazione annuale 2019 sui servizi di salute mentale a Pistoia e Iniziative di Oltre l’Orizzonte

Pubblicato il 14 Novembre 2019

 I servizi per la salute mentale a Pistoia

 

Criticità riscontrate da pazienti e familiari

La maggior parte delle lamentele che raccogliamo da utenti del servizio e da familiari riguardano: il clima respingente del centro di salute mentale, il non rispetto della normativa regionale rispetto all’accoglienza (più restrittiva rispetto al resto dell’area Toscana Centro), lo scarso monitoraggio dei farmaci, la staticità dei progetti personalizzati, l’eccessivo utilizzo della legge sulla privacy nei confronti dei familiari, la delusione riguardo al cattivo utilizzo dello strumento  dell’amministrazione di sostegno. Eppure l’impostazione dei servizi rimane valida  (progetti personalizzati, abitare supportato, inserimenti socio-terapeutici, sostegno all’abitare, attività socio-riabilitative). La maggior parte degli psichiatri, però, sembra rimanere ancorata al concetto di cronicità e non si attiva per sostenere le persone in percorsi emancipativi, come  previsto dalle normative. Tuttavia, il personale di base è molto vicino ai pazienti e il rapporto interpersonale è buono. Esistono, quindi, le basi anche per un lavoro innovativo.

 

Criticità nei rapporti fra i servizi e l’associazione: mancanza di informazioni e di condivisione,  burocratizzazione  

 

Il disagio che proviamo è aggravato dalla totale assenza di informazioni ufficiali.  In più di un anno dall’arrivo del nuovo responsabile dell’UFCSMA niente ci è stato comunicato sui cambiamenti da lui effettuati o programmati. Neanche la società della salute (che si occupa di integrazione socio-saniraria del territorio pistoiese) si è dimostrata all’altezza delle promesse di coinvolgimento e di impegno ribadite per anni: la non attivazione del patto territoriale fra le istituzioni e le associazioni approvato in pompa magna  a settembre 2015 ne è una prova lampante.

La riforma della riduzione delle usl a tre non è riuscita a posizionare i servizi di salute mentale: solo sanitario o società della salute e quindi sociosanitario? La legge c’è ma si è lasciato che non venisse applicata e quindi, la salute mentale sembra terra di nessuno. Non abbiamo più avuto informazioni, a parte un discorso generico a metà marzo, sulla collaborazione all’interno del dipartimento (UFSMA e con UFSMIA e con SERD). Visto che a Pistoia la situazione era stata aggravata dal clima conflittuale all’interno dell’UFSMA e dalla mancanza di dirigenti titolari autorevoli, avevamo riposto molte speranze nell’operato  del nuovo titolare ma dopo più di un anno di attesa e di sollecitazioni, la delusione è grande. È continuata la mancanza di contatti fruttuosi fra le associazioni e il servizio.

Pare che il nuovo responsabile abbia introdotto una riorganizzazione della distribuzione del personale nei vari servizi territoriali e degli incontri settimanali delle varie èquipe ma non ne conosciamo né i dettagli né gli esiti. Neanche riguardo ai gruppi con i familiari e gli utenti è stato comunicato qualcosa di ufficiale.

Abbiamo la percezione che i servizi non siano offerti in maniera equa: alcune persone ne usufruiscono per molto tempo e in misura “ricca” mentre altri hanno solo la routine del personale delle cooperative per la spesa e la cura dell’abitazione e altri ancora non vengono più contattati per monitorare l’andamento del loro vivere e dell’impatto dei farmaci.

Anche il nostro lavoro di difesa dei diritti è notevolmente inficiato da questo modo di gestire i servizi: la legge sulla privacy viene costantemente utilizzata anche in modo improprio, secondo noi; il lavoro sul territorio ci è reso impossibile, riducendo sempre più  le opportunità di inclusione sociale.

 

Non attivazione del Patto territoriale per la salute mentale.

Il patto fra le associazioni della salute mentale di Pistoia e della Valdinievole e tutti gli enti pubblici del territorio era stato firmato ufficialmente a settembre 2015 in conseguenza della richiesta delle associazioni durante la verifica annuale (novembre 2013) dei servizi promossa dal Coordinamento Toscano. In dieci anni di lavoro la nostra associazione aveva notevolmente contribuito alla costruzione di una rete territoriale collaborativa: con il comune per l’abitare e con la provincia di Pistoia, sia con progetti per l’inclusione lavorativa che con l’istituzione di una commissione interistituzionale (con la partecipazione del presidente del Tribunale e del giudice tutelare) per promuovere l’amministrazione di sostegno, anche con due corsi di formazione per volontari. L’accettazione del patto fu tempestiva da parte dei direttori delle due società della salute. A Pistoia seguirono due anni di intenso lavoro e collaborazione fra l’Associazione Oltre l’Orizzonte e i responsabili ASL dell’accreditamento dei servizi. Fu costruito una proposta di massima alla quale sarebbe dovuta seguire la costituzione di gruppi di lavoro per dar vita al patto, basandosi da una parte sui bisogni e le criticità e dall’altra sulla disponibilità del territorio. Ritengo un grosso inadempimento il fatto che l’UFCSMA e la società della salute non abbiano dato vita al Patto Territoriale per la Salute Mentale.  Eravamo riusciti, con fatica, a farlo rientrare nella programmazione del piano integrato di salute 2016-2020 della sds di Pistoia con obiettivi specifici da raggiungere. Purtroppo non se n’è tenuto conto e la nostra associazione è stata tenuta fuori da qualsiasi forma di informazione e di collaborazione. Sarebbe dovuto essere un metodo innovativo sia per risolvere le criticità dei servizi allargandoli da quasi esclusivamente sanitari a sempre più ancorati al sociale del territorio (progetti personalizzati, rapporto con i medici di medicina generale e con gli specialisti di malattie croniche, abitare supportato, amministrazione di sostegno, potenziamento delle possibilità lavorative e molto altro). Il Patto sarebbe dovuto essere ampliabile ogni anno. Ci abbiamo creduto e lavorato intensamente. Abbiamo incoraggiato e sollecitato il nuovo direttore dell’UFCMA e anche il direttore del dipartimento di area ma niente. La mia amara conclusione è che gli psichiatri non hanno voluto applicare il patto ma nessuno ha avuto il coraggio di affermarlo ufficialmente durante la stesura del progetto né di chiuderlo negli anni successivi. Nell’incontro annuale di verifica programmato da Coordinamento Toscano e Regione Toscana a settembre 2019 ho chiesto che i responsabili si esprimessero ufficialmente: o l’attivazione o la  chiusura. .La presidente della società della salute si è presa la responsabilità di riprendere in mano il progetto. Il direttore sanitario era d’accordo. Il responsabile dell’UFCSMA non si è espresso. Nutro poche speranze ma non saremo noi a mollare: siamo ancora pronti per una ripartita seria ed efficace.

 

Le strutture per la salute mentale

Da anni segnaliamo la decadenza e l’inagibilità delle varie strutture per la salute mentale a Pistoia: la comunità terapeutica (chiusa per danni strutturali a dicembre 2016), il villinoDesii 3- centro diurno (cadente) e  il Perseo (chiuso per danni strutturali nel 2017), il csm in via Trinci (provvisorio fin dal 2006), gli appartamenti di Via Buonfanti (non a norma, bisognosi di ristrutturazione, mobilio in stato non dignitoso, senza collegamento internet).

È stata estenuante l’impresa di raccogliere tutti i documenti per capire e per formulare delle richieste ufficiali.

Siamo stati sostenuti sia dal Coordinamento Toscano delle Associazioni per la salute mentale che dal Comitato di partecipazione della società della salute di Pistoia. Anche la commissione Sanità del Consiglio Regionale Toscano ha fatto un’interpellanza all’assessore. Abbiamo scoperto sciatterie, incapacità, rimpallo di competenze, giustificazioni inaccettabili. Credo che il  risultato finale  sia il massimo che si possa ottenere date le circostanze: la direzione generale dell’usl Toscana Centro ha comunicato che tutte le strutture saranno ristrutturate, rese agibili o trasferite in altra sede entro fine 2020.

Ci inquieta la trasformazione (effettuata nel silenzio generale) di un villino precedentemente ad uso sanitario in civile abitazione.  Pare che la stessa fine subirà il gruppo Appartamento IL SOLE in quanto non a norma per l’accreditamento usl. Sempre da voci ufficiose abbiamo sentito dire che saranno trasformati in civili abitazioni e gli utenti diventeranno inquilini autonomi. Credo che questi sviluppi siano molto preoccupanti: bisogna entrare nel merito ed avere ben chiaro cosa questo comporta per la presa in carico sanitaria. Hanno già ventilato un ambiente grande per dieci posti letto: che percorsi di autonomia sono? A me sembra di tornare ai vecchi manicomi (senza giardino!). Tutta la segretezza che circonda gli sviluppi futuri dei servizi in un clima generale che diffonde paura e diffidenza ci crea molto disagio. Chiediamo trasparenza, possibilità di dibattere, studio di possibili alternative, coinvolgimento dei familiari e del territorio per la soluzione dell’abitare quando il progetto personalizzato prevede che la persona sia supportato da operatori.

Richieste alla Regione Toscana e alla Area Toscana Centro

  • Istituire le consulte della salute mentale
  • Organizzare a livello di zona distretto (o di sds) dei momenti pubblici annuali sui servizi di salute mentale
  • Creare opportunità per sviscerare il concetto di emancipazione e di autonomia abitativa delle persone in carico ai servizi di salute mentale, incoraggiando le condivisione di progetti innovativi validi per efficacia
  • Dare vita agli audit civici, previsti per legge ma finora non attivati

 

Attività di socializzazione di Oltre l’Orizzonte

Continua  il progetto ventennale “I Ragazzi del Venerdì”. con un’attività di socializzazione da un seguita da cena. È diventato un gruppo di amici che si sostengono a vicenda. Ogni anno c’è il ritorno di qualcuno che era andato avanti per altre strade e ci fa piacere sapere che il venerdì rimane un punto di riferimento.

Facciamo precedere la cena da un’attività di gruppo. Invitiamo personaggi noti del nostro territorio,in base al progetto che proponiamo. Nel periodo 2017-2019 abbiamo proposto il progetto RADICI per scoprire e riscoprire luoghi, persone, emozioni, talenti, risorse. Abbiamo esplorato temi come i luoghi della città,  avuto scrittori e artisti come ospiti e abbiamo visitato i loro atelier e la scuola di Barbiana perché avevamo studiato Don Milani come un esempio di maestro di vita e molto altro. (Nell’evento di presentazione del progetto abbiamo ospitato il dott. Giuseppe Tibaldi del Dipartimento di salute mentale di Modena che sta applicando  il metodo “Dialogo Aperto” di cui è un formatore italiano. Abbiamo pubblicato la documentazione del progetto e rendiamo disponibile  la videoregistrazione dell’evento. (vedi sito oltrelorizzonte.org)

Quest’anno il gruppo ha scelto di lavorare sulla musica ed è nato il progetto A CIASCUNO  LA SUA CANZONE Un viaggio dentro le canzoni per ritrovarsi, raccontarsi, condividere. Ogni partecipante porta la propria canzone del cuore. Viene ascoltata e commentata. Seguono le riflessioni scritte.. Gli ospiti che intervengono ad alcuni incontri sono musicisti che portano la propria esperienza personale della nascita e sviluppo della propria passione. Dalle riflessioni scritte da ogni partecipante verrà costruita la canzone del gruppo che verrà cantata all’evento finale il 13 dicembre 2019.

Comunicazione

Finchè non riscontreremo una vera attenzione alla salute mentale sia da parte della Regione Toscana che dalle amministrazioni locali non parteciperemo più a nessuna manifestazione o marcia perché non crediamo più ai proclami mentre i diritti dei sofferenti psichici vengono sempre meno rispettati e le criticità non affrontate.

 

La presidente di Oltre l’Orizzonte

Kira Pellegrini

18 ottobre 2019

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A ciascuno la sua canzone

Pubblicato il 6 Settembre 2019

Dopo il progetto Radici, un percorso condiviso per ritrovare e RI-costruire talenti e risorse, portato a termine nel 2018, il gruppo, in un incontro preliminare di brainstorming, ha scelto la MUSICA come tema per il nuovo progetto. L’equipe dei progettisti ha approvato la scelta facendola diventare un’altra tappa nel percorso emancipativo dei “Ragazzi del Venerdì” con lo scopo di aiutare le persone a scoprire e utilizzare le risorse personali ed esterne per arricchirsi e per sviluppare sempre più le proprie capacità di resilienza.

Il progetto è costituito da varie fasi.  Si parte da “La mia canzone del cuore”, che si incentra sulla motivazione all’ascolto e sulle emozioni: musica e canto diventano di nostra appartenenza quando sollecitano emozioni e diventano risorse in momenti di fragilità.  Ascoltarle con attenzione richiede concentrazione individuale e condivisione di gruppo. Ogni incontro viene dedicato a due o tre canzoni. A conclusione degli incontri è prevista la realizzazione di un “Canzoniere” comprendente le canzoni protagoniste illustrate dai ragazzi del gruppo con propensione al disegno. Il Libro verrà presentato in un convegno previsto nel mese di dicembre /gennaio2020. Il progetto ha ottenuto il contributo di Farcom.

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Un compleanno senza candeline ma con tante parole ed emozioni “Radici per ritrovare e riscoprire talenti e risorse”

Pubblicato il 10 Febbraio 2019

Un compleanno senza candeline ma con tante parole ed emozioni

“Radici per ritrovare e riscoprire talenti e risorse”

E certo le emozioni non sono mancate in questo convegno organizzato da Oltre l’Orizzonte, Associazione per la promozione del benessere psichico. Un appuntamento importante anche per tutto il mondo del disagio mentale troppo spesso dimenticato e sempre meno tutelato. Un incontro che si è aperto con una sorpresa iniziale: i “Ragazzi del Venerdì “un po’ emozionati ma sorprendentemente determinati  hanno regalato ai presenti brevi parole sul sentirsi Radici, specchio del loro pensare oltre che del loro essere.

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Per me sentirsi radici vuol dire far parte di uno schema, di un insieme, vuol dire condividere parte di se stessi con altre persone.

(Simone M.)

Mi sento come un albero che non mette radici sotto terra, non ho mai trovato una casa che mi piace. (Tommaso.)

Per me le RADICI sono come un gesto che ti attende da tutta la vita. (Roberto)

 

Le radici sono il mio cervello all’ingiù, infatti la pianta è così. Il suo apparato mi fa pensare a quanto la natura è forte perché esse,

le radici, sono dentro la terra e la terra è come una madre che le tiene in giù. (Simone B.)

Con il progetto radici ho capito l’importanza di credere in me stessa e di scavare nel profondo delle mie emozioni positive. (Rita)

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Un grande applauso ha enfatizzato l’emozione, poi trasformatasi in attenzione quando Anna Maria Celesti Assessore alle politiche di inclusione sociale nonché Presidente della Società della salute pistoiese, ha preso la parola. Il suo è stato un intervento istituzionale a cui ha voluto intrecciare note personali molto toccanti. Essa ha apprezzato il lavoro fin qui fatto dalla Associazione che negli anni, peraltro, ha sempre seguito e approvato. Molte cose sono cambiate nel tempo, ha detto, ma purtroppo molte altre sono ancora carenti o assenti. Per questo si impegna, nei limiti dei suoi poteri, a facilitare e risolvere quei percorsi che ancora si presentano irti e ingarbugliati. Anche Maurizio Miceli, da pochi mesi alla guida del UFC, salute mentale adulti di Pistoia, intervenuto subito dopo, fra altre cose, ha sottolineato, che anche il progetto Radici presenta elementi di grande rilievo e contiene diversi “ingredienti” che nel tempo hanno caratterizzato i movimenti più avanzati della psichiatria sociale del nostro paese.  Fra questi la scrittura creativa,  l’autobiografia, le esperienze di auto-aiuto.

I lavori sono proseguiti con un saluto di Luca Iozzelli, Presidente della Fondazione Caript che ha voluto ribadire il supporto sempre più ampio che la Fondazione sta riservando alle Associazioni che operano nel sociale.

Kira Pellegrini, presidente della Associazione,  ha ripercorso, con voce commossa,  le numerose  tappe  che hanno contraddistinto l’attività della Associazione nata nel 1999, per volere di un piccolo gruppo di genitori di sofferenti psichici stanchi di sentirsi isolati e impotenti , che da subito decisero di seguire la via dell’inclusione sociale. Ricorda che negli anni,  molti sono stati i progetti  realizzati alcuni anche di grosso impegno  finanziario grazie ad enti ed istituzioni. Molti di  quei progetti sono diventati libri ed oggi testimoniano  cosa è stato fatto ma anche solo ardentemente auspicato. Venti anni possono essere tanti, ma arrivati a questo punto ci sembrano pochi, ha detto Kira Pellegrini,  visto che tante cose non si sono realizzate e, anzi navigano ancora nelle incertezze,  nella mancanza di collaborazioni.

Dopo il breve intervento di  Daniele Mannelli,   direttore della Società  della salute, che ha ribadito la sua piena disponibilità per rapporti sempre più coordinati, la parola è passata a Giuseppe Tibaldi psichiatra, direttore del dipartimento di salute mentale di Modena e trainer del “Dialogo aperto”.

Il “dialogo aperto” è un sistema di trattamento sviluppato in Finlandia, e le pratiche dialogiche, ha detto Tibaldi, nascono proprio dal dialogo aperto come approccio per aiutare le persone e i loro familiari a sentirsi ascoltate, rispettate e valorizzate.

E qui porta l’esempio di Veronica una sua paziente il cui percorso di cura ha visto l’unificazione fra  professionisti e rete sociale. Il suo intervento supportato da molte diapositive( che  ha sollecitato anche molte domande),  ha evidenziato i sette principi base del dialogo aperto:

1.Aiuto immediato; 2.  prospettiva di rete sociale; 3. Flessibilità e mobilità; 4. responsabilità; 5 continuità psicologica; 6. Tolleranza dell’incertezza, 7. Dialogo e polifonia.

 

“Intorno ad un tavolo ormai abituato a noi, le parole girano e lo attraversano. Vengono da tempi e spazi diversi, in comune hanno la fragilità. Sono loro, le parole, le compagne di questo viaggio che insieme stiamo facendo da anni, parole dette o scritte: semplici, sincere, profonde… Con queste parole Rita Gualtierotti , formata alla libera Università dell’autobiografia di Anghiari, inizia il suo intervento raccontando le varie tappe del percorso  Radici. Con la scrittura autobiografica, dice,  i ragazzi, sotto le mie sollecitazioni, si sono raccontati scrivendo di sentimenti, di incontri, di persone, di progetti, di paure, di risorse. Tutto questo è avvenuto dopo l’incontro con alcuni scrittori locali che hanno risposto al nostro invito raccontandoci  con semplicità e profondità i loro testi, le loro storie. Attraverso cui i ragazzi si sono letti ed hanno narrato un

”anche io” che aveva tante affinità con quello degli scrittori. Una bellissima esperienza, continua Rita, che   spero, ma già ne sono convinta, possa avere aiutato i Ragazzi a trovare in sé la dignità della propria vita, comunque e malgrado tutto, unica ed irripetibile. Un progetto quello di Radici,  che di sicuro, potrebbe essere adottato anche in molti percorsi scolastici.

Se per Rita le parole sono state dette e scritte, per Silvana Agostini autrice del libro, Radici. Un percorso condiviso per ritrovare e RI-scoprire talenti e risorse, oltre che scritte sono state  “visualizzate” in un Video.  Di sicuro l’altra sorpresa della serata.

Questo libro ma anche il video, dice l’autrice, sono un  dono che mi è piaciuto fare alla Associazione Oltre l’Orizzonte per i suoi 20 anni di attività. Ma soprattutto ai “Ragazzi del Venerdì” i cui ”destini”, un giorno di aprile del 2018, si sono intrecciati con il mio. Da quel giorno sono sempre stata presente alle loro attività,

fotografandole e annotandole,  quasi un diario, utilizzato poi  per costruire il libro. Esso, insieme al video,  ha richiesto moltissimo tempo ma anche impegno “professionale” in quanto c’era da ricomporre e soprattutto legare in un unico puzzle i tanti moduli in cui si suddivideva il progetto. Spero di aver saputo rendere in pieno il sentire  dei Ragazzi a cui ho prestato la “voce”.

Tutto ciò ora è emozione  perché “Le emozioni sono esperienze umane che rendono la vita degna di essere vissuta, e una vita alla quale esse siano estranee, diviene gelida e desertica” (Borgna “L’ascolto gentile).

Poi si spengono le luci e il progetto Radici inizia a narrarsi con parole, immagini e suoni.

“…Questo progetto che dalle Radici prende il nome  è stato  un percorso  lungo e stimolante, ma soprattutto amichevole. Il  viaggio è iniziato proprio dalle radici. Perché esse fanno parte di noi; ne sono una componente essenziale.

Le radici ci legano agli affetti: sono gli affetti

ci legano ai luoghi: sono i luoghi

ci legano alle persone: sono le persone  

ci legano alla memoria: sono la memoria.

Ignorarle ma anche averle smarrite significa ritrovarsi a vagare su strade che non sono nostre.”

Un  lungo applauso smorza l’emozione, che però si prolunga con la consegna degli Attestati di partecipazione  pensati per premiare i “Ragazzi del Venerdì”  per l’assiduità, la serietà, la consapevolezza con cui essi  hanno affrontato l’impegno. Un impegno che l’Associazione Oltre l’Orizzonte si augura sia per tutti loro  un incentivo a proseguire su questa strada.

Un bilancio davvero positivo che di sicuro resterà nella memoria di chi ha partecipato ma anche di chi ha contribuito a costruirlo durante questi lunghi mesi. Che, si spera, per ognuno,  possa diventare Radice del grande Albero che è la vita.

Collateralmente al convegno nei giorni 24 e 26 gennaio si è svolto il percorso esperienziale condotto dal regista Alessandro Pecini. Quattro i turni a cui hanno partecipato dieci spettatori per volta.  Il percorso è stato costruito con l’utilizzo degli scritti dei partecipanti al progetto Radici. Sono stati scelti temi come l’amicizia, la fragilità, la percezione del proprio corpo, la spiritualità. Una esperienza particolare non solo per l’attore che vive nel proprio corpo il tema scelto, ma soprattutto per lo spettatore che, bendato, è guidato nel percorso con contatti e stimolazioni sonore, olfattive e tattili. E qui la sensazione più grande è forse quella delle mani che accompagnano, stringono, sfiorano toccano, accarezzano, spingono,  in ultimo, che si intrecciano come se chi guida volesse traghettare fiotti di profonde, contrastanti emozioni su chi è guidato. Per tutto l’andare,  le “tenebre” si colorano di amicizia. “Mantenersi, il mio verbo preferito, tenersi per mano. Ti può bastare per la vita intera, un attimo, un incontro. Rinunciarvi è folle, sempre e comunque”(Erri De Luca)

 

Silvana Agostini

Pistoia, Venerdì 25 gennaio 2019

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